Fidelizzare nuovi tifosi!

L'unico paragone calzante è forse Bergamo. Con le dovute peculiarità.

A Bergamo hanno vinto lo spirito del "Ma dove vogliamo andare che abbiamo Milan e Inter a pochi chilometri" molto tempo prima di noi. Noi lo stiamo facendo solo ora con l'arrivo di Berlusconi.
Sono riusciti a creare già da prima dell'arrivo di Percassi una realtà che sa costruire i giovani e che con i successi in B e le salvezze ripetute in A con la punta della semifinale con il Malines si è creato lo zoccolo duro di tifosi che ancora oggi, seppur con qualche difficoltà nel cambio generazionale, sta portando avanti una delle tifoserie più appassionate d'Italia.

Anche Bergamo è terra d'immigrazione. Le tante aziende soprattutto nel meccano-tessile sono state polo attrattivo per l'immigrazione prima dal sud e poi dai paesi esteri almeno da quando la popolazione autoctona, gioco-forza, si è in parte imborghesita. Ora le squadre di muratori hanno il capo bergamasco ma spesso sono composte da albanesi o senegalesi (ne prendo atto, non giudico il merito o la qualità, sia chiaro). Anche nella bergamasca, terra dura e cruda, la difesa della cultura territoriale resiste ma a fatica ed il miscuglio di arti e mestieri è ormai all'ordine del giorno. Anche qui, per capirci, terra di casoncelli e polenta taragna, si sta riempiendo di sushi e kebab.

Inoltre, anche a Bergamo, il vero bacino di utenza dei tifosi non è la città in sè ma la periferia. Le valli in particolare ma anche la bassa bergamasca e l'isola. Vabbè, non entro nei tecnicismi territoriali bergamaschi, ma sono tutte aree esterne alla città, più o meno vicine, ma sempre meglio collegate alla città stessa.

Il paragone non regge per la capacità dei bergamaschi, anche i più lontani dal centro della provincia, di sentirsi tali. I brianzoli si sentono brianzoli, non per forza monzesi nè tanto meno monzisti. Ma col tempo, chissà.