Non so praticamente nulla della preparazione atletica legata al calcio. Ne so un po' di più di quella legata al mio sport, che è la pallavolo come ormai sanno anche i sassi.
E' assolutamente vero che esiste un picco prestazionale all'interno di una stagione. Anzi, in realltà possono esserci più picchi prestazionali in base alle tipologie di allenamenti.
Questi devono essere gestiti lungo una stagione intera prevedendo sia a livello di squadra che di singolo dei periodi di recupero. Ma, cerchiamo di capirci, la differenza prestazionale tra picco alto e basso non è un abisso però aiuta a reagire alle situazioni quel milionesimo di secondo che in certi casi fa la differenza o che può darti quella forza in più nel finale di gara per fare uno scatto o un movimento migliore.
Ora, Palladino l'ha detto più volte, ha come uno dei suoi mentori Gasperini. Questo è un mago della preparazione fisica. Oltre ad aver introdotti metodi all'avanguardia (anche grazie ad aiuti esterni, ma non tratterò di questo) ha anche introdotto un metodo di rotazione delle prestazioni e di gestione dei momenti di recupero dei singoli. Quindi si sfruttano momenti dedicati (squalifiche ed infortuni o pause di qualche giorno) per far recuperare e riportare in fase media o top il singolo. La personalizzazione della preparazione non può prescindere da questa alternanza di fasi. Ora, io l'ho detta in maniera semplicistica, e non è una gestione semplice. Di certo Palladino ha tutti i mezzi per poterla perseguire.
La capacità di un buono staff tecnico non è quella di avere tutta la squadra al top in un determinato momento ma di avere una condizione sopra la media nella maggior parte delle componenti.
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(scritta anonima letta nel ristorante prima della partita ad Alessandria)
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