Re: Re: Re:
CORONA FERREA, 12/02/2019 10.26:
io penso che in questa fase voglia dare più minuti possibili a chi è più indietro...
Probabilmente dovremmo chiarici cosa significa dare minuti a chi ne ha meno o comunque cercare di dare un significato al "mteere minuti" nelle gambe.
Se intendiamo in quanto a condizione atletica (che è l'appunto che evidenziavo io) allora bisogna fare attenzione ad alcune situazioni. Ok, ora non voglio fare quello che ne sa di più perchè, in realtà, non sono un preparatore atletico ma in quanto allenatore dilettante un infarinatura generale su quelle che sono le dinamiche l'ho acquisita e mi si insegna che, applicando al calcio, non è giocando 90 minuti a ritmi blandi che acquisisci maggior capacità atletica così come non è tirando per 45/60/70 minuti e poi vivacchiando per il resto della gara.
Quando si arriva al punto massimo di affaticamento bisogna fare attenzione a superarlo. Se la teoria del superlavoro insegna che lo sforzo deve andare oltre il massimale (in quanto a durata e non lavoro) per diventare allenante, la medesima teoria insegna che questo sforzo va fatto il più possibile in situazione di controllo. La situazione di controllo non può essere che tu hai 60 minuti nelle gambe ed al novantesimo sei ancora in campo a correre, sforzare e magari pure a prendere botte. Sempre la teoria del superlavoro dice che se la situazione non è in controllo la possibilità di infortuni si eleva esponenzialmente.
Detto questo, mi risulterebbe molto più efficace andare ad utilizzare tutti i cambi a disposizione, quanto meno in questa fase di rilancio atletico, per cercare di rendere ottimale il lavoro (obiettivo di "mettere minuti" nelle gambe) lititando il rischio infortuni. In particolare infortuni muscolari perchè quelli da trauma (per esempio la caviglia di Brighenti) non sono così preventibabili e, probabilmente, nemmeno evitabili del tutto.
Se, invece, il mettere minuti ha un significato più tattico, allora la situazione cambia. Ma non troppo. Il significato tattico, giusto per chiarire, lo intendo come far giocare insieme il più possibile determinati giocatori in maniera tale che si formi quell'esperienza di squadra che ti aiuta a leggere meglio i movimenti, le situazioni e ti fa meglio coordinare sia tra giocatori che tra reparti.
Questa tipologia sarebbe quella che io apliccherei a gente come Fossati. Per capirci. Fossati è da mesi con noi quindi voglio sperare che un lavoro fisico come quello del punto precedente l'abbia già fatto (che cazzo si è aggregato a fare mesi prima altrimenti?) quindi ora si tratterebbe di creare l'intesa con i compagni che, per lo più, sono tutti arrivati a gennaio.
In ogni caso, questo lavoro lo puoi fare solo se sei a posto fisicamente o ha comunque più efficacia in questa situazione. Per questo motivo propenderei comunque per utilizzare il più possibile i cambi, perchè la mente fresca e le gambe fresche imparano più in fretta.
Dando per scontato che il primo posto è irraggiungibile, in questo momento dobbiamo solo pensare di costruire una squadra che arrivi ai playoff in forma atletica buona e strutturalmente in ordine. Sacrificare qualche risultato oggi può essere un bene domani. Questo non significa entrare molli ma magari perdere qualcosa a livello tecnico perchè fai giocare uno al posto di un altro o lo fai subentrare o cose così.
Ohhh, poi ogni partita è a se e solo mister e preparartore sanno davvero a livello fisico quali sono gli obiettivi. D'altronde loro lo fanno di mestiere. Io esprimo solo un parere da esterno.